AREAPANGEART . COMUNICATO STAMPA . LUNEDÌ 15 APRILE ORE 19 .

 

Centro CULTURALE di Camorino

 

 

TRASPARENZA-TRASCENDENZA Variazioni e Andamenti

 

 

 

acquarelli su carta di Giulia Napoleone - sculture in plexiglass di Antonio Tabet

 

inchiostri su carta e tela Loredana Müller

 

suoni in sala di Edith Salmen - presentazione di Gilberto Isella

 

L'esposizione termina il 24 giugno 2024 ed è a cura di Loredana Müller

 

Un'esposizione, un dialogo, due parole che potrebbero non "coincidere" volutamente; un sintagma. Il tema pensato come spesso avviene, sapendo che si esponevano acquarelli di Giulia Napoleone, e l'idea era di metterli in relazione con le sculture in plexiglass di Antonio Tabet, e in contrappunto alcune carte e tele ovali-tonde di inchiostri della Müller.

 

Trasparenza ha una dimensione fisica, scoprimmo successivamente erano anche i titoli delle carte di Giulia. Questa esposizione aveva come suo cardine l'acqua che è trasparente, lo può essere una pietra, un vetro. Ma l'acqua nella sua forma più minuta la goccia, ci affascina, ha un suo suono e "rumore" una memoria del tempo. Ha anche un'accezione morale, essere trasparenti, è non saper nascondere, oppure non aver nulla da nascondere. La trasparenza appartiene anche all'aria, come alla fiamma al fuoco, ai gas, alle ali degli insetti. Come alle nostre unghie, agli occhi, alla pelle. Trascendenza subito porta altrove, al dogma, alla mistica, al tempo o tempio della conoscenza o della coscienza. Variazioni, e come eco ora entra la musica, oppure la variante sempre necessaria e reale della luce/aria, della dimensione del colore, del suono, ma anche di certi sonetti o versi. Andamenti, la compresenza tra corpo e tempo, ritmi lenti. Quegli andanti non troppo veloci, allegri, o sacri, nuovamente tempo é spazio che ci abita, è tensione che accende o spegne vivacità dell'anima.

 

Trascendere in filosofia è al di sopra della realtà sensibile, é superare quel limite. Ma anche quelle "nozioni" non riconducibili alla determinazione dell'esperienza. L'opposto di immanente, il contrario di controllarsi, dominarsi. Trasparenza, la possibilità di un corpo d'essere attraversato. L'ombra può essere trasparente?

 

Giulia Napoleone è in sala espositiva con dieci carte, cinque di buon formato, e cinque quadrate, dove trasporta con estrema delicatezza e dedizione il colore in acquarello. La gomma arabica trattiene, un corpo cromatico raffinato e trasparente, evocando geometriche nature della luce, tramite il deporre pigmento, grazie al medium dell'acqua su carta a mano. Azzurri, di-versi attorno ai cerulei di cieli, trasparenze che solo l'aria e l'acqua celebrano. A volte incontrano un petalo di rosa o un erba minuta. Parlano anche di piani minerali, vicini al mercurio, simmetrie parallele; spine dorsali del vivere e del mondo. La signora della grafica, è la prima volta che espone qui ad areapangeart, questi acquarelli straordinari, solo Villa Dei Cedri ha qualcosa di simile nei suoi tesori.*

 

Le sculture di Antonio Tabet, sono realizzate lavorando silhouette in plexiglass trasparente, conformi al suo comporre dopo tagli unicamente da un unico piano. Antonio Tabet genera incastri sempre nuovi, nascono volumi scultorei, rende concrete le geometrie ed è come fossero risvolti trasparenti, danza di un piano attorno al suo asse. Tabet interviene con differenti modalità, a volte i tagli sottraggono ai volumi spicchi o tratti, generando insoliti ritmi . Aggiunge lamine di colore internamente all'opera, che dato la trasparenza cantano fino ai margini. Sono oltre dieci le sculture di piccolo e medio formato del grafico storico* Antonio Tabet. Tranne una scultura in legno, come clessidra non in asse o sghemba, che è di buon formato e abita il centro dello spazio, con colori decisi.

 

In contrappunto come a disturbare l'assetto geometrico, ecco gli inchiostri quasi neri variazioni di grigi tra carbone e fuliggine ) i tondi di tela e i blu di Prussia, delle carte ovali di Loredana Müller. Si incantano e disincantano attorno al valore assoluto della luce, é come indagassero l'ombra, ma un'ombra un moto, delle aritmie, scaturite dalla lettura di miceli, o superfici di pietre, ancora decomponendo superfici- piani. Sono metafore d'ogni respiro. Vivono di una trasparenza ma colma di tensioni, e moti disarticolati.

 

Scioglie l'alchimia Edith Salmen i suoi suoni in sala, tessono l'insieme in modo incredibile. Loredana Müller ha allestito anche partendo da essi. Quella goccia d'acqua che cade, che si ripete e non è mai uguale, e quelle due "aeree atmosfere" che si susseguono che ricordano suoni sacri, vicino al respiro ma anche moti dell'aria e dei venti. Un esposizione che vive di leggerezza e compresenza sacrale, tra presenza di "edicole- altari", messi in danza con un iniziale - "iniziatica" compresenza scomoda, data dagli inchiostri della Müller, che indaga inoltre con " Nubi d'acqua danzante" il buio, le sue ombre i suoi arbitrii e le sue necessarie rive indicibili .

 

Areapangeart come consueto prevede tre serate di approfondimento, e una serata di concerto per la chiusura per l'arrivo dell'estate. Di lunedì sempre alle 19.

 

Lunedì 29 aprile : Documentario di Werner Weick, 1991 " Dal profondo dell'anima" omaggio a Carl Gustav Jung.

 

Lunedì 13 maggio : Vincenzo Guarracino presenta: " Terra sotto vuoto" di Gilberto Isella

 

Lunedì 27 maggio: Maurizio Chiaruttini presenta :" La diffrazione " sulla poesia di Antonio Rossi

 

Lunedì 24 giugno serata di chiusura : Concerto : Marco Marchi e Marco Pandolfi chitarra e armonica.

 

 

 

www.areapangeart.ch ai casgnò 11a 6528 Camorino tel. 0763380967-0918573979 loredanamuller@bluewin.ch


           TRASPARENZA e TRASCENDENZA     di Vincenzo Guarracino


,

noi, lanterne montane discese nell’arena

tradite dal nostro stesso incanto,

incapaci di muovere

anelli incandescenti

sui visori…”

Gilberto Isella

Paragrafi

È una relazione che si mette in scena reclamando attenzione, questa tra Giulia Napoleone, Antonio Tabet e Loredana Müller, personalità diverse ma convergenti attraverso il loro linguaggio in un punto essenziale, un sentire la Forma come ricerca di un “incanto”, come “anello” e faro che non “tradisce”.

Esperienze in dialogo, dunque, che, reciprocamente pensandosi a distanza, si traducono in colori-suoni-gesti e si mettono in gioco dinanzi agli occhi dello spettatore nella speranza di poterne catturare l’attenzione. Nella convinzione di poter contagiare e generare emozioni, facendole emergere dal fondo dell’anima: come tenui umbrae virgiliane, simulacraque luce carentum, fantasmi in cerca di luce.

Emozioni che forse solo la parola della grande poesia sa dare appieno e far fiorire, per “incandescenze”, luminosi balenanti fosfeni, sui “visori” della nostra coscienza, quando ammette la propria incapacità di dirlo e accetta di far ricorso a memorie visibili concrete, servendosi di similitudini, quali “vetri” e “acque”, capaci di rimandare bagliori e immagini fascinose ancorché inadeguate e forse illusorie di imprendibili realtà:

Quali per vetri trasparenti e tersi, / o ver per acque nitide e tranquille, / non sì profonde che i fondi sien persi, // tornan d'i nostri visi le postille / debili sì, che perla in bianca fronte / non vien men forte a le nostre pupille

È ciò che capita a Dante in un passaggio fondamentale del Paradiso, laddove all’inizio del canto III si ritrova a confrontarsi con “Quel sol che pria d’amor gli scaldò ‘l petto” ossia con Beatrice, e deve ammettere al suo cospetto di essere “com’uom cui troppa voglia smaga”, come un uomo incapace di proferir parola per la troppa emozione…

Un come di meraviglia e stupore, simile a quello di Aristeo dinanzi al miracolo del “miele” nel IV libro delle Georgiche virgiliano. Un come che al di là di una corrispondenza di amorosi sensi dispone mente e cuore in un’attitudine di cominciamento e di attesa preservandoli dalla corrosione del divenire, trasportandoli in un altrove di contemplazione: dispone all’incessanza della luce e alle vibrazioni della sua fluenza tra chiaro e oscuro, tra notte e sogno, all’avventura dell’analogo metaforico, che promana da immagini-pensiero che non abbisognano di organicità per significare, al ritmo che apre e dà il via al dialogo tra visibile e invisibile, che nella sua verticale urgenza ne decide il cellulare adattamento al suo destino, oltre ogni geometricità ma con rispetto sempre delle proporzioni.

Come dire che, tra trasparenza e trascendenza, tempo e spazio coincidono e si realizzano come esperienze di un Essere, che nell’epifania della sua visibilità celebra la loro pienezza, tra somiglianza e differenza, proiettandoli oltre il cielo dell’umano sentire, in una zona dove non esistono altri confini che non siano quelli dell’amore, in una eterotopia, in un tempo che è un tempio, dove forse tutto si verifica in un domani o in un’altra dimensione, fuori da uno spazio e da un tempo determinati e concreti.

Luogo-non-luogo, insomma, luogo dell’attesa, sospeso tra Sacralità e Laicità, dimensione metaforica e concreta al tempo stesso, nell’incrocio tra rigore e indeterminazione, in un gioco ossimorico molto intrigante, dove la visione abita il silenzio.

Luogo dell’”inesprimibile nulla”, come dice Ungaretti, tra Eterno e L’isola: dove commossi ci si dispone tra contemplazione e miraggio, mentre distillano “i rami / una pioggia pigra di dardi”, e pecore brucano “la coltre luminosa”, con le mani del pastore a guidarle come “un vetro / levigato da fioca febbre”.

Per resistere e durare, oltre il vento della transitorietà, chiedendo la Pagina di essere scritta dall’Amore e dalla Poesia: per tramutarsi in calamita e sintesi degli elementi primari (terra, fuoco, acqua, aria), i rizomata dell’essere, come li avrebbe chiamati il filosofo Empedocle nell’atto di proiettarsi e fondersi nel cosmico fuoco dell’Etna, con il sentimento a farla da padrone assoluto e incontrastato.

 

È questo che può capitare anche a noi dinanzi agli acquarelli di Giulia Napoleone, che per felice coincidenza accettano, con la sapienza alchemica della sua disciplina manuale, di entrare in relazione con le trasparenti e cangianti silhouette in plexiglass di Antonio Tabet, che s’avventurano oltre i vibratili margini della materia in universi sfuggenti di colorate geometrie, o con le carte e le tele di Loredana Müller, incatenate propaggini del sogno stupite al valore assoluto di una luce oscura che si fa forma: simil-mondi, tutti, di segni-colori alonati di vuoto, da restare senza parola, ritrovandoci nel segno del come, spossessati di risorse logiche e razionali e avvolti dalla nube del fascino dell’Opera.  

Giulia Napoleone,* pittrice e incisore, nata a Pescara il 1° febbraio 1936. A Roma dal 1957, partendo da una formazione rivolta verso un vasto arco di interessi (dalla musica classica alla fotografia), si è quindi dedicata alla pittura e, prevalentemente, alla grafica. Ha frequentato come ricercatrice (dal 1965) e come docente (1974-76) la Calcografia Nazionale di Roma, stringendo un sodalizio di studio con G. Strazza. Si è perfezionata (1967) nelle tecniche grafiche presso il Rijksmuseum di Amsterdam. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive; tra le mostre personali recenti, Luce e ombra (1992, Roma, Museo laboratorio di arte contemporanea dell'Università "La Sapienza"); Giulia Napoleone. Opere su carta 1963-1997 (1997, Roma, Calcografia Nazionale). A parte la breve esperienza, nei primi anni Settanta, dell'uso di materiali plastici (sicoglass), ha trovato nell'incisione a punzone e nelle altre tecniche dirette (bulino, maniera nera, puntasecca) un mezzo espressivo intimamente congeniale, accanto all'acquerello e al disegno a pastello e a inchiostro. Nelle prime opere emerge l'uso di segni o unità minimali, impaginati in tessiture astratte (serie Urania, 1963-64; Mosaico, 1964-65; Muro, 1965) o ispirate a forme vegetali o paesaggi immaginari (serie Foglie, 1963); in seguito ha rivolto i suoi interessi in particolare alle ricerche sulla luce, sui passaggi cromatici e sul ritmo compositivo della linea e del segno, che sono alla base degli acquerelli (serie Variazioni, 1977; Trasparenze, 1989; Acqua, 1992-93) come dei disegni a inchiostro in bianco e nero (Notte a Numana, 1985; illustrazioni per Les fleurs du mal, 1995-96) e delle incisioni (serie Segno e controsegno, 1974, punzone; Specchi d'ombra, 1992, maniera nera). Ha un mosaico alla stazione della metropolitana di PiazzaV.Emanuele a Roma. (1997).

 

 Antonio Tabet 1941 Formazione di grafico* con esperienze di lavoro a Londra e a Milano (Unimark International, Pirelli). Dal 1972 al 2000 direttore artistico della Banca del Gottardo (Lugano). Membro di Visarte (allora SPSAS) dagli anni ’80, nel cui ambito ha partecipato a numerose mostre collettive, all’impaginazione di diversi cataloghi e alla creazione dell’opera-omaggio 2010 per i sostenitori e i soci attivi del gruppo Visarte Ticino. Dal 2000 si allontana gradualmente dalla grafica e si dedica principalmente alla ricerca nello spazio, utilizzando riflessioni, trasparenze, ombre e incastri. Ha ripetutamente esposto alla Officina di Magliaso di Flavia Zanetti e a La Cantina di Muzzano. Una personale per i suoi 80 anni a Creglia a cura di Maria Will, allestita con loredana Müller. In areapangeart è il terzo momento espositivo.

Loredana Müller, responsabile del centro culturale areapangeart, pittrice e incisore, è stata ceramista, è nata a Mendrisio nel 1964, segue le lezioni di M. Cavalli e M. Huber, tra grafica e arti applicate. Con una borsa di studio, si licenzia in pittura nel 1988 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ove risiede per quasi vent'anni. Ha frequentato i corsi di E. Brunori e G. Strazza. Successivamente espone in Italia, in Francia, in Svezia, in Romania e in Svizzera, Ha collaborato con Musei e Gallerie, Produce per sé carta e colori. Cospicua la produzione di piccoli libri d’artista. Nel 2015 apre col compagno Gabriele Donadini il centro culturale areapangeart, con esposizioni internazionali e incontri di poesia, letteratura, musica e cinema. Ultimamente ha esposto al Museo di Villa Dei Cedri, importanti dialoghi espositivi, tra i quali, con Enrico Della Torre a Roma, con Giulia Napoleone e François Lafranca; acquisizioni da parte del Cantone e dai Musei Svizzeri delle sue opere.